ART OF NOISE FESTIVAL #1 @ Openspace \ Fabbrica del vapore - Milano, 28-29/08/06

L'Art of Noise, prende posizione in quella Fabbrica del Vapore che il Comune di Milano non saprà mai valorizzare abbastanza, un tendone maschera una scenografia industriale, dentro quelle sistemazioni da salotto che creano assuefazione. Forse il riflesso della morte di una cultura postindustriale, una cultura "terziaria", da medaglia di bronzo, dove i vecchi complessi produttivi non vengono ricontestualizzati, finiscono invece per essere cornici, quando si ha la grazia di tenerli in piedi e il defunto Deluze che fa sempre bella figura in bancarella quando arriva Cavalli trottando con il carro della Giunta.

Un festival diviso in due giornate, allestito da Openspace con la zampa di Barlamuerte, una voce post-rock\noise che culminerà nella covata finale con la famiglia Dorella.

Squillan le trombe di apertura con la marcia funebre di una band alle prime prove, Tom Lobo, un'elettronica ripiena di angoscie e rallentamento, la paura annunciata, una band che canta la stancheza, l´ossessione che si aggira come un faro su quelle pareti interne della scatola cranica affrescata come la cappella sistina.

IOIOI, la ragazzina terribile, gli skiamazzi di diamanda e lydia lunch giocando insieme all´asilo, il terrore delle suore, possiede il palco, ha personalità che rivela la sua natura di "Geniale Dilettanten" nella metropoli che forse non la riconoscerà mai; nel '78 avrebbe avuto un futuro pur negandolo, oggi il futuro musicale di ogni band è una speranza destinata a trasformarsi probabilmente in delusione.

Poi Uochi Toki, i cantori dal Po alla metropoli. Il Maestro della Cerimonia pare tormentato dalla realtà più degli elicotteri succhiasangue che si levano sulle rive della sua Pancarana. Ne ha per tutti supportato da una base hipndustrialhop che è lontana dagli ingranaggi arruginiti e deviati di Dalek ma è efficace. Profeta di sventure, dimentica anch'esso il "No future" di un tempo e contrappone il "No present" della stupidità quotidiana. Avvelenato, il musicista contrappone la sua pace interiore, divertenti e simpatici, forse perche stiamo dalla loro parte.

Serata successiva, sempre in un perenne ritardo che farà incazzare le truppe del sindaco se il noise si protrae oltre il coprifuoco acustico vigente. L'affluenza del pubblico, triplicato rispetto al giorno precedente, la si deve imputare alla presenza del leader maximo, Bruno la Muerte, in chiusura.

Aprono Agatha, un trio di giovani donne, dire che se non è zuppa è pan bagnato risulterebbe offensivo, intendo dire che anche le tre sono di matrice "Trok" in senso pieno, basso Rickenbecker nevrastenico, chitarra Mulinex e batteria Zoppas col programma per tessuti resistenti, suonano come i punk che vogliono far bella figura e ci riescono, tra gli affezionati dello sporkrock ed anche pare tra il seguito di parentado affluito per l'occasione. Nel Cenozoico mamme e papà al Virus ci venivano a volte, per menare i figli che facevano tutto quel casino e rovinavano la reputazione alla famiglia. Secondo me tra pochi anni suoneranno mathrock con un un quarto elemento al calcolatore scientifico Texas Instruments ed effetti.

Nel mezzo un trio classicheggiante nell´aspetto, Fuzz Orchestra, dalle casse un frastuono ma l'impianto audio ci mette del suo, batteria skizo, chitarra dalla quale ci si attende qualcosa tra il solare e il notturno per l'immagine dei tre ma regala altre vibrazioni che farebbero male all'udito secondo il tecnico dell'ASL.

Il terzo elemento è responsabile del lamento tecnologico che proviene dalla rotazione di vinili accatastati sul piatto, poi gettati al suolo. Piatti ed effetti quindi da parte di un algido esecutore, discorsi che compaiono sulla base di un post rock che poi cresce, si fa hardcore senza sfociare nell'osceno.

Forse la prova che i cantanti in questo genere son ben sostituiti dal gracidare delle machine, più cupi per un basso campionato di sapore kyuss che va a fecondare il pos-T-rock , interessante che il word del palmare in tempo reale suggerisca la parola "post-rovina".

OvO.. non sono gotici ma hanno quel riff di basso che si innalza come un doom de milàn. La bella madonnina di dorato ha tutto ma non il vestito, forse per evitare di essere rapita e finire impalata su qualche guglia, casomai una delle centinaia di statue del Duomo dovesse stancarsi di starsene lì in piedi.

Invece il Bruno in piedi ci sta a suonare le percussioni, con una posizione che ad ogni individuo normale procurerebbe un tremendo mal di schiena. Il nostro frate blasfemo, ci regala corna a tre dita, se ne va più volte tra il pubblico per suonare la sedia, poi i piatti sotto le scarpe e di nuovo tambureggia, due spettacoli in uno, se questa modalità di fuga dal palco fosse adottata dall'Orchestra della Scala trasformerebbero il teatro in un Teknival.

E' un'idea, ne vendo ogni tanto, come quella del gadget da allegare al cd data al vertice di Ebria Records per incrementare le vendite del un mercato indipendente, sofferente per l'immaterialità della musica e del suo passaggio gratuito attraverso autostrade ottiche e doppini in rame. Divago.. anche la musica di OvO.

Sotto quel nero ventre di gallina il guscio vibra, mentre il tuorlo è frutto di una fecondazione tra pick up e spie. Il basso si leva più volte alto come una mannaia, a Lei corde di violino pendono dalla testa.

Al Bar La Muerte nel frattempo qualcuno si intrattiene bevendo il Trog, ottimo rum shakerato col gasolio. Ah, lo sapevate che il cinese lì dietro fa mezzo litro della stessa birra a tre € , mentre i 33 cl del tendone patrocinato costano 4? Non parlerei di concorrenza sleale, mi piace l'idea che lanciano all'Hackit2006: "si può essere hackers anche riparando da soli il rubinetto di casa senza chiamare l'idraulico".. (N.B. a me perde la maniglia dello sciacquone); vale lo stesso comperando le birre dai cinesi. E acquistando al discount come diceva quello di Uochi Toki. Siamo tornati di nuovo al giorno precedente. è uno Strano Anello.

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La fabbrica del vapore

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